15/12/2020 |09:00
Protesti? Apri gli occhi ai lettori? E allora sei fuori, perché hai polemizzato e non ti sei allineato, potevi essere servile, silente, connivente e invece hai preferito essere te stesso. E ora ne paghi le conseguenze. E’ questo il dramma di Avellino: le cointeressenze, le coperture, il familismo amorale e omertoso che in queste lande ha trasformato una piccola città di provincia, o quel che ne rimane, in un Far West. Una terra di conquista per speculatori, pappici molinari, giornalisti asserviti, yes man e personaggi stravaganti che tentano di controllare la stampa in nome di un sistema di potere oscuro e potentissimo. Ma andiamo con ordine. 

 

IL FATTACCIO - Giovedì scorso, il sottoscritto, a nome della testata uncalcionelsedere.it, richiede, come di consueto, un accredito alla società Us Avellino al fine di assistere alla gara tra Avellino e Ternana. Fino ad ora nessun problema. Ma è proprio qui che nasce la prima anomalia: tutti gli altri giornalisti, il 10 Dicembre, vengono sollecitati, dall’addetto stampa, a mezzo mail, al fine di richiedere l’accredito il più velocemente possibile causa probabile sovraffollamento della tribuna stampa. Maurizio de Ruggiero è totalmente ignaro e non viene avvertito né dalla società, né dall’addetto stampa ma, sua sponte, ha già provveduto ad inoltrare la richiesta di accredito; non prima, però, di chiedere ad Alfonso D’Acierno (l’addetto stampa ndr) se il regolamento imponga delle limitazioni in caso di richiesta anticipata rispetto ai tempi canonici (mancano tre giorni al fischio di inizio). La risposta del D’Acierno è istantanea e rassicurante: “Non è mai troppo presto, l’importante è che non sia troppo tardi”. Al che il de Ruggiero risponde: “Inviata richiesta di accredito. Ricevuta?”. Il D’Acierno replica: “Ora sono impegnato per cose extralavorative, domani mattina (venerdì ndr) ti faccio sapere tutto.” Passa la mattinata di venerdì. Passa anche il pomeriggio. Arriva, inesorabile, il sabato mattina e, solo alle 16, sulla casella mail del de Ruggiero, con scarso preavviso, giunge una fredda comunicazione da parte della società: "Siamo spiacenti ma non è stato possibile accogliere la richiesta di accredito. La gara di domenica riveste un'importanza mediatica notevole e verrà trasmessa in diretta su due piattaforme diverse con una produzione decisamente più imponente rispetto a quella che usualmente viene utilizzata sui campi di serie C. Per questa ragione è stata data priorità alle testate giornalistiche che abitualmente seguono l'Avellino riservando spazio anche ad emittenti e testate provenienti da Terni. Saluti e buon lavoro. Ufficio Stampa U.S. Avellino 1912".

Domanda: perché solo il de Ruggiero non ha ricevuto la mail il 10 Dicembre come tutti gli altri giornalisti? E perché, nel pomeriggio di giovedì (sempre 10 Dicembre), l’addetto stampa rassicura il de Ruggiero (non è mai troppo presto, l’importante è che non sia troppo tardi) celando il contenuto della famosa mail e non facendo minimamente cenno alla situazione d’emergenza? Mistero della fede. O forse no.

Intanto, il de Ruggiero, ricevuto il diniego, non si perde d’animo e contatta su Whatsapp il D’Acierno che, senza nemmeno replicare, lo blocca immediatamente alla prima domanda. Allora, il de Ruggiero, cerca di contattarlo telefonicamente (ma lo blocca subito anche lì). A questo punto, il de Ruggiero, dopo pochi minuti, si fa prestare il cellulare dalla compagna e compone l’utenza dell’addetto stampa che, guarda caso, risponde immediatamente ma non favella, se non dopo aver ascoltato la voce femminile (che non può essere quella del de Ruggiero che ha un timbro molto diverso). Il de Ruggiero, allora, entra di nuovo in scena e comincia a chiedere lumi al D’Acierno che, in evidente imbarazzo, accampa scuse risibili affermando, in pieno delirio, di averlo bloccato per sbaglio (bisogna portare a termine tre passaggi distinti per bloccare qualcuno su whatsapp, per un mero calcolo delle probabilità è quasi impossibile farlo per sbaglio, a voi è mai capitato?). Il buon Alfonsino, incalzato dal fuoco di fila di domande, in un anelito di onestà, ammette di essere tra due fuochi e di non poter contravvenire, suo malgrado, ad un ordine impartitogli dalle alte sfere (alte 523 metri sul livello del mare). Al che, il de Ruggiero, furibondo, chiede come mai, da sempre, la sala stampa sia popolata da giornalisti in qualche caso sprovvisti di tesserino professionale; del perché, anche durante la famigerata emergenza Covid, ci siano testate che ottengono l’accredito di più giornalisti e del motivo per il quale proprio lui che ha appena finito la quarantena (ecco perché non ha seguito assiduamente) e ha effettuato due tamponi molecolari, due test rapidi e un sierologico (risultati poi essere tutti negativi), debba restare fuori. E del perché proprio lui che è stato tra i primi a presentare domanda di accredito (rispettando tutti i crismi del regolamento scritto, pubblicato e vaticinato dalla  stessa società che adesso gli nega l'accredito), in barba al più elementare principio etico e cronologico debba restare a casa. Le risposte sono contraddittorie e il D’Acierno non sa proprio cosa dire. Allora il de Ruggiero invita l’addetto stampa a rilevare il nome di una sola testata giornalistica (oltre a uncalcionelsedere.it ), registrata presso il tribunale di Avellino, ad essere stata esclusa dal Partenio Lombardi. La risposta è tutta in un laconico “fatti i fatti tuoi”. Il de Ruggiero, sempre più spazientito, non prima di aver ammesso di amare i cànidi (ne possiede ben quattro), chiede al D’Acierno del perchè un giornalista, per quanto fastidioso e fuori dagli schemi, debba vedersi negare una richiesta di accredito, mentre un simpaticissimo ed incolpevole cagnolino (appartente al figlio del presidente) possa assistere alle partite malgrado non possegga, se non indirettamente, una testata giornalistica registrata e nonostante non figuri nell’albo dei giornalisti. La comunicazione si chiude con un silenzio tombale che vale più di tante risposte. Il giorno dopo il de Ruggiero è confinato nella sua magione di famiglia, irretito dal piacevole tepore del focolare domestico (complice anche una copertina taroccata di pile biancoverde sulle gambe), mentre l’Avellino, nonostante la buona partita disputata, perde l’ennesima gara del suo anonimo campionato. In sala stampa, nessuno se non il mitico Massimo Ieppariello e il redivivo Marco Ingino muove un dito (Pietro de Conciliis, nobile di nome e di fatto già aveva provveduto a schierarsi sulla sua bacheca Facebook, così come il grande Enzo Costanza). Nello stacco dei tempi c’è addirittura qualcuno che ha l’ardire di provocare Ieppariello sul messaggio di solidarietà pubblicato, la sera prima, sulla pagina Avlive, ma viene letteralmente annichilito dalla verve leonina di Massimone. Intanto, Ingino, chiede lumi all’addetto stampa che afferma che la società avrebbe negato l’accredito anche ad un’altra testata locale (ma poi si scopre che la richiesta, per stessa ammissione di un dipendente del portale de quo, è stata inviata solo nella nottata di sabato, senza rispettare i termini perentori e i bizantinismi imposti dall’Us Avellino e, dunque, le fattispecie non sono sovrapponibili). Il giorno dopo arriva, inesorabile, anche l'epica intemerata di un tarantolato Rosario Lamberti in “Dentro la Notizia”. Gli altri colleghi tacciono. Gongolano. Ammutoliscono. Impegnati come sono nella cura maniacale del proprio orticello, con il terrore, non troppo malcelato, di inimicarsi il potente di turno (e D’Agustinu “è putent assaje”). Un’abitudine tutta Avellinese che ha ridotto la città, o quel che ne rimane, ad una Ghotam City in re minore. 

 

LA MINACCIA -  Tempo fa, su Instagram, il de Ruggiero, scrive, con il suo account “uncalcionelsedere.it",  un commento sul profilo pubblico di Giovanni D’Agostino (_giodag_) amministratore unico dell’Idc. Un commento, al solito, pungente ma, come si evince dallo screen, rispettoso nella forma e nei contenuti. Il rampollo di "Montefaucione", incapace di argomentare e disabituato al confronto, replica minacciando il de Ruggiero di trasformare il nome utente “uncalcionelsedere” in realtà. Una minaccia bella e buona. Un avvertimento di stampo mafioso (in salsa paesanesca, si intende) e un monito a tutti i lettori: o la pensate come me e state a cuccia o vi prendo a calci in culo. Perché D’Agostino (forte dell’atavica indigenza del tessuto sociale irpino che porta la gente a derogare alla propria dignità in cambio di un "posticiello" di lavoro) deve avere tutto sotto controllo. O vi prende tutti a calci in culo, se non vi è tanto chiara la cosa. Con buona pace delle emorroidi. Intollerabile. Inaccettabile. Inaudito. Assurdo. Ma tremendamente vero. Almeno fino alla inevitabile rimozione del farneticante commento. Non prima che la persona offesa catturasse tutto con uno screen che vi mostriamo integralmente. 

Nemmeno il Professor Taccone era arrivato a tanto. Eppure avevamo sottolineato più volte la somiglianza con Massimo Boldi. Eppure siamo stati gli unici a documentare il sopruso inferto a Mario Barisano, allontanato, come il de Ruggiero, dalla sala stampa di Avellino dopo uno stuolo di dirette Facebook al vetriolo. Eppure lo abbiamo tacciato più volte di tirchieria. Eppure gli abbiamo fatto i conti in tasca. Eppure abbiamo avuto da ridire sullo stipendio garantito al figlio. Tuttavia, malgrado ciò, il Tac si è fatto pure intervistare (nel dicembre 2017) senza battere ciglio ed ha risposto, cordialmente, a tutte le domande. O Taccone è un gran signore  e non ce ne siamo accorti (può darsi) oppure il figlio di D’Agostino ha sbagliato. E che dire dell’Avvocato Mauriello. Lo abbiamo massacrato. Triturato. Tormentato. Lo abbiamo apostrofato quale Tabbaccone (nel senso buono, ma neanche tanto) per la mole pachidermica. Lo abbiamo definito presidente senza portafoglio, presidente multitasking, gli abbiamo anche ricordato che fosse il marito di una consigliera comunale e che fosse il testimone di nozze di Ettore Iacovacci (altro consigliere comunale) mentre il sindaco, sostenuto dallo stesso consiglio comunale, consegnava alla sua cordata il titolo dell’Us Avellino. Gli abbiamo ricordato del vino elargito dalla società ai giornalisti e prodotto dalla casa vinicola di proprietà della moglie (casa vinicola “Donna Ines”). E l’Avvocato Mauriello non ha mai proferito parola. Non ha mai lesinato mezzo accredito (ottenemmo addirittura lo stagionale). Non ha mai minacciato chicchessia dimostrando aplomb britannico e una pazienza degna di Giobbe. O l’Avvocato Mauriello è un gran signore  e non ce ne siamo accorti (può darsi) oppure il figlio di D’Agostino ha sbagliato. Per non parlare dell'Ingegner De Cesare. Lo abbiamo chiamato sempre, ironicamente, Giannandrea; abbiamo fatto le pulci alla Sidigas, abbiamo fatto luce sulla questione Polidecor (mentre parte della stampa dormiva con la zinna in bocca cianciando di stile Sidigas), abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora sul Sidigas Gate, abbiamo scritto inchieste. Eppure, De Cesare, mentre tutti i giornalisti di Avellino cercavano di strappargli una mezza dichiarazione (che mai ha voluto rilasciare), ci ha concesso un’intervista fiume senza mostrare il minimo rancore. Anzi. O Giannandrea è un gran signore e non ce ne siamo accorti (può darsi) oppure il figlio di D’Agostino ha sbagliato. Per adesso, il rampollo di Montefalcione, in pochissimo tempo, è riuscito nell’impresa di rivalutare (eccome se li ha rivalutati) personaggi condannati dalla storia. Riuscirà il nostro eroe a risollevare le sorti dell’Avellino? O sarà l’Avellino a risollevare le sorti di D’Agostino? Ai posteri l’ardua sentenza. 

 

di Maurizio de Ruggiero

 

Questo lo screen del post sotto cui è divampato il botta e risposta che ha portato alla minaccia. 

 

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