Esistono due categorie di fascisti: i fascisti e gli antifascisti. Ed i secondi sono di gran lunga più fascisti dei primiPer informazioni rivolgersi a Paolo di Canio, animale televisivo sui generis, sbattuto fuori a pedate dal salotto barbiturico di Sky, per un tatuaggio ostentatore. Un tatuaggio mostrato a più riprese nella televisione di Murdoch - anche prima della sottoscrizione del contratto - e stampato, anni fa, perfino sulla copertina di un libro.

Qualcosa non torna. Qualcosa non quadra. Potremmo parlare quasi di “case study” se non fossimo in Italia, anfiteatro evergreen del perbenismo d’accatto e del moralismo amorale. Ma andiamo per gradi…

IL CASUS BELLI - Il buon Paolino, si è presentato a maniche corte in studio ed ha delucidato i telespettatori riguardo la sigla di un nuovo format televisivo, sfoderando sul bicipite destro una scritta nera riportante il timbro  “DVX”.

Nulla di scioccante considerando la pletora di scarabocchi kitsch (a tema) che campeggiano sul corpo dell’ex calciatore, ma i vertici dell’emittente satellitare, pressati dal nugolo di polemiche sui social, hanno deciso di liquidare la questione con un comunicato di maniera: “Abbiamo commesso un errore, ci scusiamo con tutti quelli ai quali abbiano urtato la sensibilità. Dopo un lungo colloquio con l’interessato abbiamo deciso per la sospensione”.

Queste le parole di Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo Sport Channels e Sky media. Tradotto: puoi essere fascista, comunista o omosessuale, l’importante è che non esteriorizzi il tuo status, cagionando nocumento all'immagine  dell’azienda. Alla faccia della democrazia. 

                             

 

Al di là della retorica tutti sanno che Paolo Di Canio è nato fascista e morirà tale. A prescindere dai tatuaggi. In barba alla storia. A questo punto la domanda nasce spontanea ed è dettata dal buonsenso: dove hanno vissuto fino ad oggi i “caporioni” della parabola? Possibile si siano accorti solo adesso cosa e chi rappresenti un personaggio del genere? 

POLITICALLY CORRECT - Partiamo da un dato, inconfutabile nella sua semplicità: anche i gatti conoscevano a menadito i trascorsi dell’ex Laziale: dal saluto romano sciorinato sotto la Nord il 6 gennaio 2005 (in occasione del derby capitolino), passando per le note dichiarazioni d’amore rivolte a Benito Mussolini. Senza tener conto della polemiche colleriche, con Cristiano Lucarelli, sulla disparità di trattamento tra le simbologie fasciste e comuniste. Ma allora cosa cacchio c’è di nuovo?

L’APOLOGIA - E’ cosa nota che la Carta Costituzionale venga chiamata in causa solo solo alla bisogna, in base all’ opportunità dettate dalla contingenza. Ed è innegabile che i crismi redatti dai Padri Costituenti stridano fortemente con la nostra realtà quotidiana. Basti pensare all’Art. 1, che fonda l'Italia sull’architrave del lavoro (che non c’è). O alla disposizione che garantisce che la famiglia sia imperniata sull’istituto del matrimonio. Un doppio "nonsense" grosso quanto una montagna (dal GranSasso a salire).

A parer mio, ristrutturare un partito mostrando un tatuaggio è come sedurre Belen Rodriguez con le mise di Cristiano Malgioglio. Eppure adesso c’è chi rievoca (a ragione) l’esistenza della XII disposizione finale della Costituzione della Repubblica Italiana, secondo cui l’apologia di fascismo è reato (divieto tassativo di riorganizzazione del disciolto Partito Nazionale Fascista). Un'attinenza tutta da dimostrare...

Alla fine della fiera, la vicenda di Paolo Di Canio è l’emblema di un paese che ha bisogno di reprimere la reviviscenza di un’ideologia sconsacrata dalla storia, in nome della democrazia totalitaria tricolore. L’unico atto di stampo fascista, al momento, è proprio questo.

 

di Maurizio de Ruggiero  
  

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