La gente mi chiede, spesso, come mai mi sono trasferito in Italia. Quando avevo 10 anni,   

dopo anni di schifezze Italo-Canadesi, ho finalmente avuto l’opportunità di mangiare un vero piatto di pasta. Questo grazie a mio zio acquisito, Dino Paladino, che aveva appena sposato mia zia Canadese Laura e, da bravo Italiano, aveva deciso di aprire un ristorante a Little Italy, a Vancouver. Quella volta mi ha proposto della pasta al gorgonzola, un piatto che mi ha fatto commuovere. Da allora, la mia missione divenne quella di approfondire la conoscenza non solo dello "zola", ma di tutta la cucina italiana, insieme alla cultura e allo sport italiano.

Ho iniziato a tifare la Nazionale azzurra di calcio nel 1990. Come tanti sono impazzito per il sorprendente Schillaci, stella della squadra. Nel 1994 ho seguito tutte le partite delle qualificazioni e del primo girone. Non ho mai perso speranza, neanche dopo che la squadra ha finito il girone con dei risultati pessimi (1-1-1). Mi sono meravigliato della determinazione e dedizione di Roberto Baggio, che con le proprie forze ha portato una squadra mediocre alla finale contro il Brasile. L’ispirazione di Baggio mi ha fatto innamorare del calcio. Poi mi sono chiesto, come faccio ad aspettare altri 4 anni per il prossimo mondiale? 

Lì ho deciso di scegliere una squadra da seguire nel campionato. Potevo scegliere la nuova squadra del "divin codino" (Juventus), ma sapevo che spesso i giocatori cambiano maglia. Quindi, nello scegliere una squadra, ci voleva un motivo più importante. Mi vestivo sempre dei colori nero e blu e non sono di nazionalità italiana. La scelta è stata ovvia: FC Internazionale. Chiaramente non posso dire di essere stato sin dall'inizio un tifoso "vero". Non avevo genitori che mi incoraggiavano. Neanche zio Dino era d’accordo con la mia scelta calcistica. Seguivo una squadra pazza che non vinceva mai niente, nonostante giocatori forti come Zenga, Crespo, Vieri, Ronaldo, Zanetti. 

Quando mi sono trasferito a Toronto, nel 2002, potevo vedere tutte le partite in TV. Toronto è un’eccezione in Canada, perché si possono vedere tutte le partite gratis in TV grazie ai tanti italiani che abitano lì. Nel resto del paese nessuno segue il calcio a parte qualche inglese, messicano o italiano. Con gli anni e anche, ahimè, con le tante sconfitte, la mia curiosità è misticamente diventata una vera passione. A mio modo sono diventato Interista. Ma non ho ovviamente dimenticato la Nazionale. Durante i mondiali del 2006 ho acquistato un HDTV. Per la finale ho organizzato una festa da me, anche se della finale non fregava niente ai miei amici canadesi. Il giorno dopo, in ufficio, per festeggiare, mi sono vestito con la bandiera dell’Italia. A quel punto ho capito che mi conveniva andare a vivere in Italia, per seguire l’Inter e tutto quello che offre il bel paese. 

Dopo il mio dottorato a Toronto nel 2008, il sogno è stato coronato. Un ricercatore Italiano che ho conosciuto a un congresso di laser, mi ha proposto un lavoro a Milano. Sono arrivato a Milano ad Ottobre quando ormai non c’era più la possibilità di acquistare l’abbonamento a San Siro. Nonostante ciò, e nonostante non avessi alcun amico a Milano, andavo allo stadio da solo, cambiando ogni volta settore per apprezzare tutte le prospettive che lo stadio Meazza offre. Amavo andare allo stadio, anche se confesso che mi dispiaceva stare sempre da solo.

Poi, però, a fine stagione, a un aperitivo organizzato da un amico del Politecnico di Milano, ho conosciuto un italiano simpatico, Mauro. Quando gli ho fatto vedere la maglietta nerazzurra che avevo sotto il maglione, è impazzito. Mauro, un Interista sfegatato, mi ha invitato ad andare con lui e il suo gruppo di amici alle partite successive. Anche se non parlavo l'italiano, sin dall’inizio Mauro e i suoi amici Flavio, Paolo, Pino, Anto, Albo e Stefy mi hanno preso subito in simpatia. Un canadese che viene a Milano per seguire l’Inter. Un pazzo. 

Era bello andare in gruppo allo stadio. Ho anche imparato l’italiano a San Siro – forse è per quello che uso tante parolacce! Era bello uscire con i miei nuovi amici dopo le partite, andare al bar DeTo per un panino wospy e una birretta. La sciata a La Thuile, i pranzi di natale da Fisso, gli aperitivi milanesi - tante belle esperienze che mi hanno fatto amare la vita a Milano.

Poi c’erano anche le trasferte. Devo ammettere che mi è andata molto bene trasferirmi a Milano nel 2008, lo stesso anno in cui è arrivato José Mourinho. Nel 2009 l’Inter finalmente andava bene in Champions. Scherzando con Mauro dopo una vittoria nel girone, avevo scommesso di tatuarmi il simbolo dell’Inter qualora avesse vinto la Champions. Io e miei amici abbiamo seguito la squadra a Siena per lo scudetto, e a Barcellona per la sconfitta più bella della storia, e poi a Madrid per la tripletta.

Il momento in cui mi sono girato a guardare i miei amici durante gli ultimi secondi della finale della Champions è uno dei ricordi più belli della mia vita. I miei amici piangevano, ma si vedeva che le lacrime non erano solo di gioia ma anche di liberazione dopo le molte sofferenze. Io soffrivo per l’Inter da circa 15 anni, loro da una vita. Una squadra che butta via il campionato sempre all’ultimo. Le prese in giro a scuola e ora in ufficio per una squadra che non vince mai. E invece...

Quell’anno ho speso almeno 3.000 euro solo per l'Inter, fra magliette, trasferte e il biscione gigante che mi sono tatuato sul braccio destro. Il simbolo che rappresenta sia il mio amore per l’Inter che per la città di Milano. Ho anche creato un blog, "Questa Mia Milano" (questamiamilano.com), con lo scopo di condividere tutte le mie migliori esperienze in questa città. In questo modo spero di poter regalare un po’ di gioia nella vita dei milanesi e anche degli stranieri a Milano.

 

di Shane Eaton

 

Leggi l'articolo di Panorama sulla scoperta informatica di Shane (clicca qui)

 

 "Insieme vinciamo, insieme lottiamo. Il gusto della nostra vita è tutto qui."

 

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