09/10/2018 | 01:00

La Serie A nel destino, ma non ad Avellino. Nemo propheta in patria est. Perché Enzo De Vito, la massima serie, l’ha trovata in Emilia, sponda Parma. Nell’ex fucina di campioni che ha visto germinare il talento di Buffon, Cannavaro, Thuram, Crespo, Veron. Nomi leggendari figli di un’era irripetibile. Altri tempi, altro calcio. Altra storia. Voluto fortemente dal ds Daniele Faggiano, De Vito è il nuovo capo scout, coordinatore e federatore delle fitta rete di 007  (non meno di otto) impegnati a scovare talenti esteri da proporre al tecnico D’Aversa. Il tutto in una logica di valorizzazione di atleti promettenti e di consolidamento della squadra, attualmente settima in campionato dopo un inizio ben al di là dalle aspettative (impreziosito dalla vittoria contro l’Inter a San Siro). Una promozione sul campo per l’ex direttore dei Lupi, reduce dal settennio vincente in Irpinia culminato con la mancata iscrizione in B, causa fideiussione targata Onix Asigurari.

Nessuno si aspettava un simile esito dopo le dichiarazioni di Taccone che aveva preannunciato l’allestimento di una nuova squadra per la B, disegnata proprio dal suo delfino più fedele. Risultato? Nulla di fatto: dopo cinque salvezze cadette consecutive, condite da uno stuolo di talenti lanciati (Zappacosta, Izzo, Pisacane, Bittante, Biraschi, Bastien, Omeonga, Radu, Gomis, Terracciano, Seculin, Trotta, Arini) e qualche acquisto toppato (Tavano, Togni, Correa su tutti), il “cameriere” lascia Avellino e approda a Parma. Da Sud a Nord. Dal purgatorio al paradiso. Dalla D alla A. Il piatto è servito e a qualcuno potrebbe risultare assai indigesto. Buona cena a tutti.

 

di Maurizio de Ruggiero

 

Foto AvLive

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

 

 

Ricerca personalizzata

Secondo codice: