«I ringraziamenti alla famiglia D’Agostino restano gli stessi, però è normale che quando tu perdi la tua autonomia e diventi la minoranza non puoi accettare di cedere il passo avendo zero Euro, perché questa è la proposta: zero Euro». E’ stato il refrain di Walter Taccone dell’ultima settimana. L’ha scandito in conferenza stampa, al cospetto dei cronisti locali. Dichiarazioni fallaci, manchevoli di particolari sostanziali, figlie di una strategia volta a inzaccherare gli avversari e riacquisire la credibilità perduta. Ma andiamo per gradi...

LA STORIA - Al termine della regular season Gubitosa (all’epoca socio al 20%), stanco di un ruolo da comprimario nell’organigramma societario, propone ai Taccone una redistribuzione paritaria delle quote (al 33%) con l’ingresso di un nuovo socio: Angelo D’Agostino, già sponsor dell’U.S. Avellino. L’idea è quella di formare un triumvirato d’acciaio in grado far fronte a qualunque tipo di investimento e di allestire una squadra altamente competitiva.

Il progetto è ambizioso, ben congegnato e riscuote immediatamente il favore della piazza, ancora scottata da un campionato estemporaneo, giocato sul filo del rasoio. Taccone, però, spaventato dall’eventuale possibilità di essere messo in minoranza dai due soci, declina elegantemente l’offerta proponendo a D’Agostino l’acquisto dell’intero pacchetto.

E’ l’inizio della fine. L’imprenditore di Montefalcione ci pensa, poi tentenna. La società biancoverde è oberata di pendenze e passività spinose. Il bilancio è un campo minato disseminato di insidie: dai canoni di locazione non pagati al tentativo di compensazione con il comune passando per gli stipendi arretrati ai calciatori. Senza contare l’inevitabile esborso di fine anno con l’erario. Una voragine colossale, pari a circa 8 milioni di euro, cifra considerevole anche per il deputato rampante di Scelta Civica.

Taccone intanto gioca al rialzo, millantando la presenza di ben 5 cordate (poi rivelatesi inesistenti) provenienti da mezza Italia, decise più che mai a rilevare l’intera compagine. Una mossa scacchistica tesa a far lievitare l’offerta di D’Agostino, ritenuta troppo bassa.

Nel frattempo, Gubitosa, che nella stagione scorsa aveva anticipato ingenti risorse finanziarie (nonostante fosse socio di minoranza), spazientito dalla stasi delle trattative, decide a sorpresa di cedere la propria quota al fine di mettere spalle al muro Taccone, intimandogli idealmente di cedere quanto prima la società. Il patron sembra ormai spacciato…

NUSCO CAPUT MUNDI- Dopo dieci giorni di silenzi e indiscrezioni giornalistiche Taccone vola in Russia alla ricerca di nuovi soci. Il tempo stringe e bisogna racimolare tempestivamente il capitale necessario a predisporre il mercato e a perfezionare l’iscrizione al campionato. Dopo giorni di incontri clandestini e trattative serrate il presidentissimo, imbaldanzito dalla tentata congiura, annuncia una conferenza stampa al Partenio, in compagnia dell’imprenditore De Cesare, titolare della Sidigas, azienda rivale (guarda caso) della Sienergia di D’Agostino.

Le cronache racconteranno di un accordo di sponsorizzazione senza precedenti: triennale da 700.000 Euro a stagione più bonus, per un totale di oltre tre milioni. Una somma da record, sufficiente ad estinguere il fuoco delle polemiche e zittire i detrattori. Giornalisti compresi.

Alla convention partecipa tutto l’entourage di Ciriaco De Mita: da Petracca a Pericolo, attorniati un manipolo di devoti giannizzeri non meglio identificati. La longa manus dell’inossidabile leader di Nusco, deus ex machina della liason Sidigas-Us Avellino, c’è e si vede. Come se il tempo si fosse fermato ai mitici anni ’80…

BUGIE - Al netto di ogni verbosità bisogna riconoscere che Taccone è stato un fenomeno. Un geniaccio malefico. Ha dimostrato di resistere alla manovra di Gubitosa, di oscurare la stella di D’Agostino e rispondere paonazzo alle filippiche di Barisano. Con una sola mossa ha sparigliato le fiches e vinto la mano. Ma ha sconfessato se stesso: se, come spesso ha ribadito, la gestione dell'Avellino è onerosa al punto di rimetterci un milione e ottocentomila euro annui, perché non cedere gratis?

Avrebbe risparmiato una barca di soldi ed eluso tutta la massa debitoria in un colpo solo. Possibile, poi, che tutte le cinque le cordate abbiano offerto zero Euro? Non era preferibile ammettere di cercare solo soci esclusivamente di minoranza, al fine di gestire legibus solutus? Ai posteri l’ardua sentenza. La stagione dei Lupi è appena iniziata…

 

di Maurizio de Ruggiero 

 

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