di Maurizio de Ruggiero 29/12/2017

 

 

Chiacchiere. Maldicenze. Faide fratricide. La routine dell’Avellino è tutta un programma e sembra essere refrattaria ai risultati della squadra, di nuovo vittoriosa dopo mesi di astinenza coatta. E' segnale di rinascita? Può essere. Anche se la classifica, dopo la vittoria contro la Ternana è ancora al di sotto delle aspettative. E i tifosi sembrano distratti da vicende che col calcio giocato hanno poco a che spartire. Smaniosi di scoprire ulteriori novità, dopo il colloquio con Gubitosa di qualche settimana fa, abbiamo raggiunto il Presidente Taccone presso la “Futura Diagnostica” per avere chiarimenti in merito a vicende irrisolte e antichi dubbi mai dissipati. Ne è venuta fuori un’intervista esclusiva molto interessante.

 

Presidente, Lei negli ultimi mesi è inviso a una larga fetta della tifoseria (non organizzata), ormai stanca della sua gestione. Sarà la questione debiti, la suggestione di qualche incantatore di serpenti o si sono proprio scocciati di Taccone?

«Questa sua domanda non è corretta, io direi una minima fetta di tifosi dell’Avellino perché quando esco in strada, sono tutti con Taccone. Se qualcuno mi contesta speciosamente ne prendo atto, ma ad esserle sincero mi sento messo in discussione da una minima frangia di cosiddetti tifosi e solo allo Stadio, mai in altre sedi».

La curva si è scagliata contro Ferullo ma non ha mai contestato con la stessa veemenza chi gli ha offerto la possibilità di acquistare il 15%, ovvero Lei. Il direttivo aveva anche annunciato una protesta civile ma accesa nei confronti di Taccone, ma di cori e striscioni nemmeno l'ombra. Eppure tutti ricordano gli attriti della Sud con Casillo e Pugliese costretti a non poter circolare nemmeno per strada. Lei invece come fa ad essere intoccabile?

«Casillo e Pugliese non vivevano la città, Casillo ad esempio veniva da fuori. Taccone mette sempre la faccia e parla con tutti, fin troppo. Sono fin troppo disponibile, le altre persone non parlavano con nessuno. Io non ho mai fatto questo, cerco di dare risposte per gli errori che faccio in buona fede cercando di dare risposta alle esigenze dei tifosi. Ecco perché ho questo privilegio, come Lei rilevava».

Resta agli atti che Lei, anche nei momenti più bui, non ha mai ricevuto contestazioni degne di nota da parte della curva. Quest’anomalia la consegnerà per sempre alla storia del Club…

«Noi abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con gli Ultras, i tifosi della Sud sono lo zoccolo duro, è normale che abbiano un rapporto non dico privilegiato ma di simpatia ed empatia con il loro presidente. Quando desiderano di parlare con me sono sempre disponibile, ogni volta che hanno chiesto di parlare con i calciatori non mi sono mai opposto, con loro non ho concordato un patto di non belligeranza, ma una forma di riguardo. Voglio che loro rispettino me, è un rapporto di rispetto reciproco che fin quando funzionerà sarà il bene dell’Avellino. Fare contestazioni speciose non serve a nessuno, le contestazioni mirate invece possono anche essere utili ad apportare correttivi».

Nel corso della penultima partita in casa sarebbe stato apostrofato con diversi epiteti all’uscita dalla Tribuna Montevergine, cosa è successo di preciso?

«Questa è una pantomima che devo chiarire, non è così. Ogni volta che l’Avellino gioca in casa, scendendo dalla tribuna centrale privilegio i tifosi che vogliono spiegazioni. C’è chi vuole mandare via l’allenatore, chi il calciatore di turno, ed io ascolto con grande disponibilità i pensieri dei miei tifosi. Quello che Lei ha detto è capitato contro l’Ascoli, mentre stavo chiacchierando del più e del meno con un gruppo di supporters, tra cui Franco Iannuzzi. Mentre stavamo iniziando a discutere in maniera assolutamente civile è spuntato dal nulla un energumeno che voleva parlare con me, ma all'improvviso ha iniziato ad urlare intimandomi di andare via. Non voleva assolutamente arrivare alle mani, questo no ma evito di riportare gli improperi più pesanti per decoro. Ma è un episodio singolo cui non voglio dare nessun peso, nella maniera più totale».

Ha parlato, giorni fa, anche di minacce e aggressioni verbali a Ferullo. Sarebbe appunto questa la ragione della sua dipartita. Perché nessuno ha sporto denuncia? Vuoi vedere che era tutto preparato a tavolino per salvare capra e cavoli…

«Questo è un discorso che riguarda Ferullo che è andato a sporgere denuncia alla Polizia. Dovete chiederlo a lui e non a me».

Converrà che è abbastanza difficile stanarlo, risulta irreperibile da sempre…

«Mi deve capire, non faccio il portavoce di Ferullo. E’ stato per circa un mese e mezzo mio socio, non posso che parlarne bene, poi sul fatto che non sia gradito preferisco non entrare nel merito. Per me era un’ottima persona».

Perché Ferullo non si è mai presentato alla piazza? Gli sponsor che ha portato in dote che interesse hanno a restare nell’ombra senza comparire?

«Chi ha detto che non compaiono? Ma stiamo scherzando? Li vede sui led e sugli striscioni, se Lei guarda la tribuna Montevergine troverà uno striscione di 8 metri per 10 di “Antium Srl che è una delle sue società ed è esposto da due mesi. Questo signore ci ha fatto la sponsorizzazione per due mesi per il mantenimento della categoria già dallo scorso anno. Non ha fatto lo sponsor in quanto socio, aveva già fatto questa manifestazione di interessi da prima. Poi abbiamo altre quattro aziende, una di 100.000 euro, altre due di 50.000 adesso non ricordo i nomi che compaiono regolarmente sui led. Gli sponsor ci sono e li ha lasciati pur avendo ceduto le quote dell’Avellino».

Sono sue società solo nominalmente perché risulta nullatenente e pluriprotestato. E Lei tempo fa fece riferimento a sponsor nazionali ed internazionali non ascrivibili nemmeno indirettamente a Ferullo. Sa dirci qualcosa in merito?

«Ai tifosi interessa questo? Il tifoso deve fare il tifoso altrimenti sconvolgiamo tutte le regole del gioco. Non credo che i tifosi della Lazio o della Juventus pretendano di sapere chi sono gli sponsor. Se qualcuno ha dubbi venga in sede e legga i contratti, tanto è tutto alla luce del sole, non abbiamo nessun problema a dare spiegazioni. Se pubblicizzo lo sponsor di Ferullo invece di altri diventa ridicolo, sono stanco di questa situazione, delle continue voci, delle fandonie sui debiti e quant’altro».

A proposito di debiti, ha pensato ad un piano di rientro o l'Avellino dovrà essere gravato “sine die” dalle passività?

«L’Avellino è una delle società che ha meno debiti di tutta la serie B e di tutta la serie A. Stiamo parlando del nulla, sono debiti fisiologici che l’Avellino paga regolarmente nella gestione degli anni in cui è iscritta ai campionati di B o di altro. Non sono debiti che si incancreniscono».

10 milioni o 7 sono tanti per una società giovane come l’Avellino, non trova?

«E’ nata da nove anni la nostra società, anzi la mia società. Non credo che siano pochi. Abbiamo debiti rateizzati ogni anno li paghiamo, se un anno paghiamo un milione di euro di debiti e ne facciamo un altro milione il prossimo anno restano sempre gli stessi. L’Avellino sta benissimo da un punto di vista finanziario, non ha problemi e non ne ha mai avuti con nessuno».

Durante i primi anni di militanza, coadiuvato da altri soci, ha garantito ingenti somme per il mercato e i ripescaggi. Ma negli ultimi cinque anni di B ha mai speso risorse economiche personali senza attingere o compensare da Lega e diritti televisivi?

«Mi meraviglio di questa domanda. Io metto ogni anno un milione e ottocento dei miei soldi nella società Avellino. I dati sono pubblici e basta guardare il finanziamento soci di “Futura Diagnostica” che è la nostra Holding e andare a controllare quali sono i nostri investimenti ogni anno. La famiglia Taccone ci ha rimesso in questi nove anni oltre 11 milioni. Non è che li ho persi li ho investiti, perché l’Us Avellino non ha solo debiti ma anche crediti».

Ma i crediti sono serviti a ripianare le perdite del suo patrimonio personale o sono stati utilizzati per la gestione ordinaria?

«I crediti sono patrimonio della squadra, sono soldi che vanno in società come è giusto che sia, si patrimonializza la società così».

Qualcuno, trincerandosi dietro al diritto di cronaca, non sembra felicissimo dell'assoluzione dell'Avellino sul caso Money Gate. Come lo spiega?

«E’ gente che non vuole bene all’Avellino, è una cosa ridicola. Capisco che la gente contesti Taccone perché è un personaggio debordante, un megalomane che sta sempre in televisione, capisco le polemiche ma una persona che non è felice che l’Avellino esca pulito da una situazione nella quale rischia di essere retrocesso, non merita nemmeno l’appellativo di tifoso ma di delinquente».

Come è cambiata la sua esperienza da presidente dall'avvento delle dirette social in poi? Uno strumento di diffusione totalmente nuovo e di enorme appeal mediatico…

«Non è cambiato nulla, io sono sempre disponibile con tutti. Sui social la gente scrive ma io non ho nemmeno un profilo. Se le persone avessero da lavorare avrebbero meno tempo per scrivere sciocchezze sui social, senza voler offendere nessuno per carità. Io avrei difficoltà a perdere tempo in questo modo. E’ una guerra fratricida, fa parte del mondo di oggi e la rispetto ma non la condivido nella maniera più totale, insomma».

Il riferimento era alle dirette video…

«Io vedo solo trasmissioni televisive, francamente le altre cose non le vedo e non le sento».

Come pensa di riconquistare il cuore della gente?

«Non voglio riconquistare nulla. Nel calcio chi vince è bravo e chi perde è un cretino senza una lira. Non mi toccano le polemiche sterili perché lo sapevo dall’inizio. A mio figlio dissi quando abbiamo iniziato che con il tempo sarebbe accaduto questo quando facemmo questa follia d’amore di rilevare il club».

Diciamola tutta ma Lei vuole veramente cedere l'Avellino? Sopporterebbe di vedere la sua creatura in mano ad un altro?

«C’è qualcuno che scrive che è notoriamente schierato verso altri gruppi imprenditoriali come quelli che pubblicano le carte sui siti. Mi riferisco ad un signore che scrive sempre contro di me e l’Avellino, non ho mai avuto il piacere di parlare con lui e spiegargli le mie motivazioni. Questo tizio ha spacciato le notizie per verità assoluta e ha messo in giro dei documenti privati. Non so chi gli ha dato i documenti ma tutti sanno che dovrebbero essere secretati da un principio di riservatezza. Le offerte pubblicate fanno riferimento a quanto successo prima del nostro incontro al “De La Ville”. Ciò che si dice prima è un conto, quando poi parli con le persone e fai delle trattative verbali è un’altra cosa. Io non ho mai voluto cedere il 100% l’ho detto mille volte e lo riconfermo con il sangue».

Ha dichiarato, però, che l'offerta scritta di Gubitosa non è mai arrivata nemmeno per zero Euro, ma i documenti pubblicati da SportAvellino recitano il contrario. È così bravo a mentire al punto da credere lei stesso alle bugie che dice o c'è stato un "qui pro quo" che vuole chiarire adesso...

«Al signor Gubitosa ho detto: “I tuoi commercialisti vogliono andare in sede a vedere le carte però sappi che la vostra proposta del 100% con gli 8 punti, mi riferisco a quelle sciocchezze che aveva scritto come la fideiussione bancaria etc., non mi trova concorde. Se vuole sapere gli ho detto proprio questo: “I tuoi commercialisti avranno accesso ai bilanci solo se l’offerta riguarda il 90% e non il 100% con la presidenza onoraria a Taccone". Anche questo l'ho registrato. Mi rispose di non preoccuparmi perché la loro offerta sarebbe stata del 90%. Ho tutto registrato sul cellulare, nessuno può smentire ciò che ci siamo detti a voce. Basta adesso. Ora hanno messo in giro questa cosa del 100% ma non l’avrei mai ceduta per nessuna cifra interamente».

Giorni fa ha detto di non voler cedere l'intero pacchetto perché non vuole stare fuori dai giochi quando accadrà quello che si aspetta. A cosa si riferisce? Alla serie A?

«Ho sempre detto che il mio sogno era quello. Lascerò l’Avellino solo quando sarà in serie A. Altrimenti se non ci dovessi riuscire la cederò man mano a qualcuno più bravo di me a scegliere le persone».

I tifosi sperano che Gubitosa o D’Agostino possano acquistare quanto prima la società, ritendendo a torto o ragione che siano imprenditori più facoltosi di Taccone...

«Hanno decine di esempi a cominciare dal Milan. Se spendi di più non è detto che vinci, questa è una favola insomma. Investendo i soldi giusti e selezionando le persone giuste ottieni risultati. Questo sì».

L’Avellinese medio agisce sempre in base al proprio tornaconto personale, è cosa nota. Dal calcio alla politica è sempre stato così. Il riferimento è agli stessi giornalisti che ai presidenti del passato non perdonavano nulla e a Lei consentono tutto. Poi ci sarà pure chi scrive contro Taccone a prescindere. Ma sarà mosso da altre motivazioni…

«Consentono tutto cosa significa? Io quando vado in trasmissioni televisive i giornalisti leggono i commenti Facebook, telefonano in diretta etc. Le cose sono al 95% a favore di Taccone e al 5% contro. Il fatto che i giornalisti siano tutti pro Taccone è una grande sciocchezza, mi consenta di dirlo. Nessun giornalista ha accessi gratuiti o altro».

Cosa Le ha insegnato questa esperienza da Presidente? C'è qualcosa che non rifarebbe?

«Rifarei tutto perché ho sempre agito per amore dell’Avellino. Non ho ritorni di qualunque tipo. Né economico né di immagine perché non ne avevo bisogno alcuno. Quello che non rifarei è di avere intorno a me persone che dicono una cosa e ne fanno un’altra ma capita nella vita di tutti i giorni, la mia conoscenza delle persone mi dovrebbe far capire con chi mi devo alleare e di chi mi devo fidare. Ma a volte si commettono errori di valutazione».

Grazie, Presidente

«A Lei»

 

di Maurizio de Ruggiero

 

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