5 reti in campionato e il titolo di talismano tra le mani: se la vendetta è un piatto da gustare freddo, Benjamin Mokulu è solo all’antipasto di un pranzo lungo una stagione. Una stagione inimmaginabile per il Mandingo nero-verde, sempre più Líder Máximo dell’attacco dell’Avellino. Con un bel calcio nel sedere a tutti i detrattori (da non confondere al nostro sito uncalcionelsedere.it).

LA METAMORFOSI- Complice la squalifica di Castaldo e l’infortunio di Tavano, il belga, partita dopo partita, da quarta scelta offensiva è assurto a perno irrinunciabile dello scacchiere biancoverde: il cambio di modulo e la partnership con Trotta ne hanno sublimato le peculiarità. E la ritrovata liaison con la piazza ha rinfocolato le corde di un talento che ribolliva sotto la cenere.

Chi ha seguito Mokulu fin dall’esordio in Italia ricorda un calciatore lento e prevedibile, preda degli anticipi delle difese avversarie; sommerso da bordate di fischi dopo errori tecnici marchiani. Le difficoltà espressive (parlava solo il Francese) ed il gioco a memoria di Rastelli, unite alle canoniche difficoltà di ambientamento tipiche degli stranieri, ne avevano minato l’esplosione. Solo il presidente Taccone, (deus ex machina dell’acquisto nella sessione di gennaio) lo aveva sempre difeso. Soprattutto nei momenti più bui.

 

 

CABALA&STATISTICHE- Le difficoltà dello scorso anno sono lontane ed adesso, la media delle realizzazioni è impressionante, addirittura la più elevata del torneo se rapportata ai minuti effettivi di gioco: una rete ogni 116’, senza mai sfruttare penalty e calci di punizione. Peccato solo per le occasioni sfumate nelle prime giornate, se concretizzate avrebbero rimpinguato un andamento già mostruoso.

E’ un sincronismo diabolico: ogni volta che segna Mokulu l’Avellino vince. E convince. Sia in coppia Italia che in campionato: accadde in casa con la Casertana, poi contro il Modena, ancora contro l’Ascoli, di nuovo a Terni e stavolta contro il Latina. Marcature pesanti, sfociate tutte in goleade perentorie. Una casualità derubricata sull’altare della costanza.

La fantastica partita contro il pontini consacra “Benjamone” ad idolo indiscusso della piazza, con tanto di elogi da tecnici ed avversari, letteralmente annichiliti dalla supremazia fisica del nuovo punto di riferimento Avellinese.

La parabola del colosso di Bruxelles è troppo lunga per essere raccontata: da sacco di patate a perla nera. Nel calcio tutto si può. Ma questa è un’altra storia…

 

Leggi anche: Ma non faceva père e père? La rivincita di Mokulu

 

di Maurizio de Ruggiero

 

 

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