Che il declino dei Lupi, ormai a un passo dall’inferno, discenda dall’accanimento dei “portoghesi”, non ci crede neppure Walter Taccone. Perché l’Avellino ha perso tutto: grinta, carattere, spirito di sacrificio, fame di vittorie. Tutto.

 

La scarsa affluenza allo stadio lamentata dal presidente in diretta su Radio Punto Nuovo è apparsa più una cortina fumogena per ammantare le magagne della squadra, che uno sfogo accorato. E la riduzione del prezzo dei tagliandi è stata battezzata dai malpensanti come un timido tentativo di mettersi al riparo da contestazioni e invettive; con il risultato di indispettire ancora di più la piazza.

 

La Waterloo del Partenio ha evidenziato i limiti di una rosa scarna ed inadeguata, preda degli infortuni e vittima delle squalifiche (su tutte quella di Castaldo, che rientrerà sabato contro il Trapani). Il Perugia, nonostante lo svantaggio iniziale, ha signoreggiato per lunghi tratti del match, abusando dei limiti di un avversario imbelle e flemmatico, incapace di reagire ai colpi incamerati e in affanno per tutto l’arco ripresa. La scarsa vena degli attaccanti unita agli scricchiolii della difesa ha vanificato l’ennesimo turno casalingo. E i cambi del mister non hanno apportato i correttivi sperati.

 

ANELLO DI CRISTALLO- L’incedere delle giornate ha palesato i limiti organici della retroguardia, vero e proprio punctum dolens, numericamente carente e trivellata puntualmente sulle linee laterali dai raid nemici. Le partenze in estate dei cardini Ely, Bittante e Piscane, a dispetto delle plusvalenze incassate, non sono state controbilanciate a dovere in sede di mercato: in Irpinia sono arrivati puntelli palesemente inadeguati alla categoria (Nica e Nitiranský) o dal rendimento altalenante (Ligi e Rea). L’unica nota lieta è rappresentata da Biraschi che però nelle ultime partite ha dovuto alzare bandiera bianca a causa di una noia muscolare. Adesso per salvare capra e cavoli bisognerà reinvestire a Gennaio ciò che non si è speso a Luglio. Cui prodest?

 

                                                       

 

Anche il centrocampo necessita con urgenza di rinforzi: Arini, Jidayi e Gavazzi hanno bisogno di rifiatare: l’esperienza dei due anni precedenti aveva insegnato che la “cadetteria” è un percorso a ostacoli lungo e sfibrante, ogni gara richiede un dispendio fisico immenso e il turnover è l’unica panacea per arginare l’usura fisiologica. A questo punto la cessione di un valido elemento quale Schiavon, a campionato iniziato, diventa un mistero. Possibile che Tesser ne abbia invocato la cessione senza chiedere in cambio un sostituto all’altezza?

 

TESSER- Proprio il mister è uno dei maggiori indiziati dell’andamento dei Lupi: è folle riproporre cocciutamente il tridente anche senza mezza difesa titolare. La perseveranza è la virtù dei forti ma ormai il girone d’andata volge al termine e Tesser non è riuscito a trovare il bandolo della matassa. Se la società non l’ha ancora esonerato è per scaricare le responsabilità su un capro espiatorio se le cose dovessero andar male a fine campionato.

 

Dati alla mano 7.000 spettatori di media, considerata la diretta di Sky (l’intero torneo di B è stato riservato omaggio agli abbonati Sport e Calcio) rappresentano oro colato se si osserva il trend del campionato e le prestazioni della squadra. Di più proprio non si può pretendere e la Curva Sud, al solito, ha difeso con gli artigli i colori biancoverdi su è giù per lo stivale, macinando migliaia di Km.

 

Il tifoso, quello vero, sostiene la squadra al di là del risultato, a prescindere dalla categoria, in nome del senso di appartenenza: ma siamo sicuri che lo spettacolo offerto dall’Avellino, oggi, valga più di 8 euro a partita?

 

di Maurizio de Ruggiero

 

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