Qualcuno di voi avrà pensato che gli 8 daspo notificati agli Ultras Avellinesi, dopo “il caso 

Toni”, siano frutto di un meticoloso esame investigativo. O di prove testimoniali rese da soggetti estranei ai fatti, ma a conoscenza dell’accaduto. Macchè. Le misure adottate sono espressione di una legalità forte con i deboli e debole con i forti, ai quali assicura privilegi e lotti d’immunità. Una legalità non più strumento di giustizia ma di potere, che spesso legittima gli abusi facendo ricorso a metodi inquisitori, lontani anni luce dal concetto di Stato di Diritto.

Ancora una volta a pagare sono soprattutto gli innocenti, colpevoli solo trovarsi a pochi metri dal luogo del misfatto. Non si tratta di santificare chi santo non è o di mistificare una verità oscura, ma di combattere le iniquità al netto delle ingiustizie. Crocifiggere 8 persone sulla scorta del nulla, senza alcuna prova documentale è un azzardo intollerabile, contrario a principi etici e giuridici. Ribadiamo che se gli ultras avessero partecipato attivamente al lancio della bottiglia (partita da una mano non da otto) ed alla presunta aggressione, saremmo stati i primi a condannarli. Ma così non è…

DIFFIDE IPERTROFICHE - E’ indubitabile che gli stadi italiani, siano stati, in passato, teatro di duelli rusticani tra opposte fazioni: gli impianti erano privi di telecamere funzionanti ed era molto complesso per le forze dell’ordine individuare gli autori dei reati. Vi era l’unanime esigenza di arginare l’incedere della violenza, mutuando le strategie congegnate dagli altri paesi europei. Un intervento deciso era doveroso ma, a dirla tutta, oggi, si è passati all’eccesso opposto: le sanzioni comminate sono sproporzionate rispetto a quelle irrogate per l’aggressione di altri beni di valore pari o maggiore; senza contare l’enorme sperequazione tra pena (la diffida) e reato (nel caso di specie inesistente o putativo) in spregio al principio del finalismo rieducativo.

La normativa vigente in tema di violenza negli stadi, checchè se ne dica, si ispira a criteri marcatamente repressivo-deterrenti, figli di una politica autoritaria che non tiene conto della dignità umana. Spesso, quando non vi sono telecamere ad immortalare gli autori materiali dei reati, si spara nel “mucchio” al fine di estorcere confessioni in cambio di assoluzioni o sconti di pena. Un trend allarmante che sfocia in un rigore irragionevole del trattamento punitivo del Daspo. I provvedimenti, spesso, appaiono oltremodo rigorosi ed inducono inevitabilmente i tifosi a non interiorizzare le norme comportamentali. In qualche caso l’ultras diventa addirittura mero strumento di intimidazione sociale. Cui prodest?

SCHERZO DI CARNEVALE - Come se non bastasse, negli ultimi giorni, sono stati eliminati i trespoli posti sulle balaustre della Curva Sud del Partenio, installati in passato al fine di proteggere i lanciacori (tutti gravati dal daspo). Un’iniziativa controproducente che non farà altro che alimentare lo sciame di polemiche ammorbando un ambiente volubile come pochi. Quali vantaggi porterà una trovata simile? Che attinenza c’è con la rottura del vetro di due settimane fa? 

L'impressione è che, a prescindere dalla violenza, si stia cercando scientemente di smantellare la tifoseria rendendo la vita impossibile agli ultras. Difficile, a tal punto, non parafrasare questa massima: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile”.  Colpirne otto, per educarne cento. Ingiustizia è fatta...

 

di Maurizio de Ruggiero

 

Leggi anche: Messaggio breve a Luca Toni: caro campione, ti spiego perché non sei diverso dai vigili...

 

 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

 

 

Ricerca personalizzata

Secondo codice: