10/07/2019 00:16

In vino veritas? Macchè. In vino Sidigas, semmai. Suona strano ma è proprio così. Avellino, del resto, è refrattaria a qualunque locuzione che non sia irpina; i latini se ne facciano una ragione. Arrivati a questo punto vi starete chiedendo il motivo di tale, blasfemo accostamento. Del resto cos’hanno in comune vino e calcio? Cosa diavolo c’entra il gas naturale con il nettare di bacco? Poco o quasi nulla. A meno che…

SILENZIO ALCOLICO – Proviamo a ricostruire la vicenda. La mattina del 25 Dicembre 2018 (la foto che vi mostriamo risale a quella data) gli addetti della principale azienda gas cittadina, su impulso della proprietà, consegnano un numero imprecisato di confezioni di vino (con tanto di etichetta nominativa personalizzata e dedicata) presso le abitazioni di diversi giornalisti sportivi. Sono giorni difficili per il prode Giannandrea, alle prese con l’istanza di fallimento targata Eni; con il pignoramento delle quote societarie ad opera di Polidecor e con il solito stuolo di decreti ingiuntivi. Il patron è in difficoltà, teme la fuga di notizie (che avviene lo stesso perché siamo astemi) e, complici le festività natalizie, pensa bene di elargire bottiglie di vino marcate Sidigas manco fosse un Re Magio. Una mossa “vincente” che consente al "Giana" di comprare il silenzio di parte della stampa e al contempo, di obbligare moralmente i cronisti a non informare la tifoseria sulle annose magagne della società distributrice del gas, proprietaria, allora come oggi, del 95% della Ssd Avellino. E infatti, nonostante il nostro dossier del 29 dicembre (clicca qui), tutti si guardano bene dal pubblicare notizie sulla situazione congiunturale del gruppo, oberato di debiti sino al collo.

 

PREBENDE E SERVILISMI - Ed è qui che nasce la nostra (scontata) riflessione: se i giornalisti invece di celare colpevolmente una verità ineludibile avessero incalzato la società con domande, inchieste ed articoli, De Cesare sarebbe stato costretto a sistemare le cose prima che la vicenda diventasse irreparabile. Ci sarebbe stato tutto il tempo di slegare le sorti di Avellino e Sidigas o di cedere ad imprenditore più solvibile. La società, in buona sostanza, avrebbe avuto a disposizione sette mesi per fare ciò che adesso si tenta disperatamente di fare in quattro giorni (fetenti). Invece si è scelto di calmierare la tifoseria con vomitevoli frasi da “Bacio Perugina” (“Curva Sud palestra di vita”) e sfarzosi festini all’ombra dei faraglioni capresi. E adesso? Cosa sperare? In chi o cosa credere? Boh. Il nostro auspicio, per restare in tema alcolico è che Giannandrea non sia costretto a bere per dimenticare. Sarebbe un’ulteriore beffa per chi ha fatto del vino gassificato un’arma di narcotizzazione di massa…

 

di Maurizio de Ruggiero

 

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