Rialzarsi, straziati, dopo le pugnalate inferte dal nemico. Sopravvivere, sbalordendo chi ti dava per spacciato. Con caparbietà, audacia e coraggio. Contro il presagio di chi pregustava critiche ed invettive. E’ grossomodo questa la sintesi della remuntada dell’Avellino, protagonista di una gara leggendaria. Audace. Sublime. Ai danni di un Empoli fortissimo, farcito di pedine dal valore assoluto per la categoria. Un’iniezione di fiducia immensa per la truppa di Novellino, momentaneamente “primus inter pares”, in attesa del posticipo tra Cremonese e Frosinone di questa sera.

Dopo l’exploit di Novara era importantissimo vincere e dare continuità al cammino, testando i progressi registrati contro una sparring partner di caratura elevata come l’Empoli di Vivarini. In pochi avrebbero recuperato il doppio svantaggio ribaltando le sorti dell’incontro in soli quindici minuti. Stavolta, tuttavia, la squadra ha dimostrato di incarnare appieno il carattere del mister che, complice l’infortunio di Morosini, ha avuto il merito di stravolgere la formazione azzeccando tutti i cambi ed imponendo ai calciatori di alzare il baricentro (dannatamente basso per tutto il primo tempo). Proprio la dipartita dell’ex Genoa ha indotto il tecnico a modificare il modulo di partenza in luogo del 4-4-2, sistema più congeniale alle caratteristiche dei calciatori in rosa.

SINOSSI DEL MATCH - Il trainer irpino, in avvio, ha approntato un abbottonato 4-4-1-1 con Morosini alle spalle di Ardemagni ed un affaticato Molina al posto dello scalpitante Bidaoui (inspiegabilmente fuori ed abilissimo con gli spazi aperti). Una scelta infelice quella di Novellino, col il vichingo milanese incapace di capitalizzare i traversoni e facile preda del trio difensivo toscano (Romagnoli su tutti). Vivarini, dal suo canto, ha stupito tutti, inserendo dal primo minuto Zajc per Krunic eludendo la gabbia ordita dai centrocampisti irpini. Una mossa magistrale che ha scompaginato i piani tattici dei biancoverdi, con D’Angelo costretto a correre a vuoto e Di Tacchio ridotto a marcare un calciatore diverso da quello preventivato. Come se non bastasse l’Avellino ha dovuto fare anche i conti con la malasorte con Morosini vittima di un infortunio nella prima frazione, sostituito da Gigi Castaldo. La ripresa è poi proseguita con la magistrale punizione realizzata da Zajc e la progressiva rimonta dei biancoverdi a segno prima con Kresic, poi con Castaldo e ancora con capitan D’Angelo.

Era estremamente difficile ribaltare le sorti del match, soprattutto considerando il valore dei Toscani (Pasqual e Krunic sono subentrati solo a gara in corso), autori di un giro palla ubriacante ed abilissimi nel fraseggio. C’è da dire, però, che goal subiti a parte (una preoccupante costante di questo primo scorcio di stagione), l’Avellino formato 2017/2018 è ben altra cosa rispetto a quello dello scorso anno; finalmente completo in ogni ruolo e corredato di vecchi bucanieri della categoria supportati da giovani dal sicuro avvenire. Ogni casella è coperta da un titolare di qualità unito ad un rincalzo affidabile in grado di sopperire magistralmente alle assenze. Il mix perfetto per affrontare la categoria col piglio della protagonista.

Al di là della scaramanzia adesso la classifica è davvero interessante e va ben oltre la mera salvezza. Basti pensare che Ardemagni e compagni hanno conquistato la bellezza di 13 punti in 7 uscite, 11 in più dell’Avellino 2005/2006 targato Pugliese (tanto per dirne una). Un dato impronosticabile, indicativo dei reali traguardi che può raggiungere questa squadra. Chi fermerà l’Avellino? La domanda del giorno, a Bari, sembra proprio essere questa…

 

di Maurizio de Ruggiero

 

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