E’ appeso a un filo il destino dell’Us Avellino, oberato da una montagna di debiti che soffocano il presente e annientano il futuro. Nelle ultime settimane, i tifosi biancoverdi, hanno assistito ad ammiccamenti e negoziati inframezzati da inaspettati passi indietro. Fino al triste epilogo del “De Là Ville”, dove si è consumato l’ultimo atto della trattativa che ha visto ancora una volta protagonisti l’ex socio Michele Gubitosa ed il presidente Walter Taccone. Intenzionati a dissipare dubbi ed antinomie ci siamo messi in contatto con Gubitosa che ha rilasciato al nostro portale uncalcionelsedere.it un'intervista esclusiva spiegando la sua verità sulla situazione attuale (6/12/2017) del club.

Gubitosa, qual è stata la sua offerta, al netto dei debiti, per l'acquisizione del 100% delle quote? 

«600.000 euro, più il valore nominale dell’Avellino, ovvero il capitale sociale. Qualcosa come 675 milaeuro, insomma. Di certo non la volevo rilevare a costo zero»

Una proposta ragguardevole considerando la massa debitoria. A quanto ammontano i debiti certificati? E quelli fuori bilancio?

I debiti certificati sono 10 milioni e 123mila euro. I debiti fuori bilancio, su cui pretendo una garanzia, è difficile quantizzarli. Mi riferisco a quei debiti su cui i fornitori (avvocati, procuratori ndr) hanno un contratto, oppure hanno reso una prestazione di servizio all’Avellino ma non hanno emesso ancora la fattura al fine di non pagare l'IVA prima di procedere all'incasso. Questi dati non risultano a bilancio (che si chiude il 30 giugno per le società sportive ndr) e sono al momento insondabili. Stiamo parlando di tutte quelle prestazioni rese ma non ancora fatturate, quindi non visibili nella “due diligence”»

Lei ha infatti chiesto delle garanzie…

«Ho chiesto le garanzie perché voglio un documento che mi certifichi che la società sia libera da qualunque tipo di problematica. Se Lei acquista una casa vuole godere della proprietà esclusiva o no?»

Ineccepibile. Ma Taccone, nella conferenza stampa presso la Misericordia, affermò che lei non sa fare i conti. Si riferiva al computo dei debiti. E’ sicuro di averli calcolati bene?

«Walter da mio buon amico può dire ciò che vuole ma io sono abituato a far parlare le mie aziende, chi mette in discussione il mio modo di vedere i bilanci guardasse le proprie aziende. I bilanci dell’Avellino sono stati visionati da un pool di 8 commercialisti, so di cosa parlo. Quando ho fatto riferimento ai 10 milioni e 123 milaeuro non ho ricevuto nessuna smentita da parte di chicchessia»

Aveva detto, di recente, di non voler entrare più nell’Avellino. Cosa l'ha spinta a cambiare idea repentinamente e a voler tornare a tutti i costi nella stessa società che ha abbandonato non più di 7 mesi fa?

Lo conosce il detto “ il giocatore torna sempre a giocare”? Anche due sere mi sono di nuovo imposto di non toccare più la squadra di calcio ma è evidentemente una passione troppo forte e puntualmente il cuore prende il sopravvento sul raziocinio»

Nonostante una parte del tifo, soprattutto sui social, sostenga che la trattativa sia una farsa. Un teatrino. Gubitosa non vuole comprare, Taccone non vuole cedere lo scettro. I colloqui privati filmati in diretta sanno di presa in giro, non trova?

Io farse non ne faccio e non ne ho mai fatte. Ho investito milioni di euro per tre anni, ho speso altre risorse per ottenere la “due diligence” perché non sono un tuttologo, mi rivolgo a professionisti assoluti del settore per quanto riguarda la gestione delle mie aziende. Ho fatto un’offerta ufficiale autorizzata dall’assemblea dei soci, vagliata dai revisori e dai sindaci dell’azienda. Lei quando parla con me si rivolge ad un imprenditore che ha la responsabilità di 800 famiglie di lavoratori, non mi posso permettere il lusso di prendere in giro le persone, soprattutto i tifosi»

Cosa è cambiato dall'uscita di scena di Maggio 2017 ad oggi? Lei, all’epoca, affermò di cedere la sua quota di minoranza per diversità di vedute con Taccone sulla gestione del club. Apparentemente non c'entravano nulla i debiti e le passività. Ora, invece, non vuole rientrare in gioco perché non ha ricevuto le garanzie giuste. Cosa è accaduto ancora?

«Le società di calcio non chiudono i bilanci il 31 dicembre ma il 30 giugno. Se sono uscito a salvezza avvenuta l’ultimo bilancio che ho chiuso, non essendo nel CDA è quello del 30 giugno 2016. L’ultimo consuntivo che ho approvato era a Giugno 2016 e il passivo ammontava, all’epoca, ad 8 milioni e 200milaeuro a cui vanno sottratti 1 milione e mezzo di debiti in contenzioso (stralciati per più della metà). Il disavanzo, quindi, a Maggio 2017 era pari a 7 milioni circa»

Sta dicendo che in un anno e mezzo i debiti sono cresciuti di 3,2 milioni nonostante la sponsorizzazione Sidigas e i 3.000 abbonamenti sottoscritti dai tifosi?

«I debiti dell’Avellino sono facilmente rintracciabili. Walter Taccone spiegò che sono dovuti all’incremento della debitoria dell’IVA, ogni mese l’Avellino fa una fattura alla Lega di 400-500 mila euro più la fattura dei biglietti e quella degli sponsor; su quella fattura emessa non paga l’IVA. Quindi il passivo dell’Avellino è frutto dell’incremento che c’è mese per mese sulle fatture dell’IVA. Vale a dire che rispetto alla mia uscita la società non ha pagato l’IVA e va aggiunto anche il contenzioso con lo stadio. Quindi deve aggiungere ai 7 milioni di debiti 1 milione e 800 mila euro di IVA. Adesso, ad esempio bisogna pagare entro il 15 dicembre gli stipendi e i contributi di Settembre e Ottobre che ammontano a 800 mila euro per mese, se si fa una “due diligence” oggi bisogna aggiungere gli stipendi di Settembre, Ottobre e Novembre (2 milioni e 100mila euro). Se Taccone domani paga due mesi di stipendio il debito scende a 9 milioni»

Converrà che la massa debitoria, per una società nata solo nel 2009 e protagonista di innumerevoli cessioni milionarie sia immensa. Di questo passo l’Avellino rischia il default a distanza di pochi anni dall’ultimo fallimento?

«L’Avellino non rischia di fallire se i soci Ferullo e Taccone, ogni due mesi, continuano ad alimentare la società. Solo se non ce la faranno più si fallirà. Mi auguro di no…»

Lei che rapporto ha con Ferullo? Non sembra gradire la sua presenza in società...

«L’ho conosciuto quando sono andato a vedere la partita con il Latina e non voglio avere nessun tipo di rapporto con lui. Credo di essere stato chiaro»

E’ singolare che Taccone abbia preferito Ferullo a Lei e D’Agostino. Non trova?

«Io non credo che Taccone abbia preferito Ferullo a me. Ha scelto il socio che gli consentiva di restare con una quota importante. Sapeva, quando sono uscito a Maggio, che avrei fatto calcio solo al 100%»

Fu un fulmine a ciel sereno. Perché Lei aveva sempre accettato di buon grado di essere socio minoritario. Poi a Maggio annunciò di voler gestire l’Us Avellino a livello manageriale, proprio come le sue società, trasformando un club gestito a livello amatoriale in un asset manageriale. Se dovesse rientrare in sella riproporrebbe lo stesso impianto?

«Assolutamente sì. Un club di B deve essere gestito come un’azienda. Ogni inizio stagione deve essere stilato un budget e i soci, mensilmente devono garantire i fondi per far fronte ad ogni tipo di incombenza: Iva, contributi, stipedi e spese correnti»

Come vede l’Avellino tra un anno?

«Mi auguro di vederla come adesso a metà classifica. Potenzialmente in grado di salvarsi. La serie A è il mio sogno ma mi accontento anche di salvarmi»

Qualcuno millantava la presenza di soci occulti dietro la sua figura, come risponde a queste insinuazioni?

«Non ci sono imprenditori occulti dietro di me, ma solo amici. Se decido di fare calcio possono aiutarmi sotto forma di sponsor. Ho già avuto massima disponibilità, non c’è nessun mistero»

Perché al terzo punto della sua proposta ha posto come condicio sine qua non, la cessazione di tutti i contratti dei tesserati con funzioni dirigenziali all’interno della primavera?

«Non l’ho posta io. Nella “due diligence” mi sono già fatto affiancare da un manager (Pierpaolo Marino ndr) che voleva carta bianca fin da subito. Per la prima squadra sarebbe ripartito anche da Massimiliano Taccone ed Enzo De Vito»

La preoccupa il caso Catanzaro?

«Per quanto riguarda Catanzaro sono preoccupato così come lo sono tutti i tifosi, la mia proposta constiteva che in caso di retrocessione, la perdita della categoria doveva essere rimborsata a metà dalla vecchia proprietà. Una divisione del rischio considerando che perderemmo tutti i contributi della Lega di B e i diritti Tv»

Come si è lasciato con Taccone?

«Lui non vede margini di chiusura perché non avrebbe dato nessun tipo di garanzia, quindi io gli ho augurato buona fortuna»

Trattativa saltata definitivamente?

«Assolutamente sì, nessuno di noi tornerà mai sui suoi passi»

Non esclude un ritorno in futuro?

«Il calcio è un qualcosa di ciclico. Aspetterò con pazienza il mio momento»

Grazie Gubitosa

«A Lei»

 

di Maurizio de Ruggiero 

 

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