15/10/2018 | 01:28

Una società intoccabile e una stampa imbavagliata, tra il silenzio funzionale degli urlatori e l’asservimento perverso degli adulatori. Un Taccone liquefatto e i “giornalisti” forcaioli che in B protestavano su tutto, adesso plaudono e annuiscono. Con De Cesare e Mauriello al potere tutto ciò che valeva fino a pochi mesi fa, adesso non conta più. Inchieste, dossier, analisi macroeconomiche degne dello spread Btp-Bund hanno ceduto il posto alla piaggeria e al volemose bene. Al negazionismo e alle smancerie. All’accettazione e all’assenza di critica. Per analizzare il fenomeno bisogna partire da lontano e scavare a fondo nel tempo; innanzitutto ammettendo che se il prode Gianandrea (si scrive così?) non avesse erogato la sponsorizzazione (e che sponsorizzazione) nel Giugno 2017 probabilmente l’Us Avellino sarebbe uscita di scena con un anno di anticipo.

Così come se il patron della Sidigas avesse nuovamente sovvenzionato il vecchio sodalizio in occasione della presentazione della fideiussione, la storia avrebbe potuto prendere una piega diversa: probabilmente la Ssd non sarebbe mai nata, l’Uesse si sarebbe regolarmente iscritta e tutti starebbero vivendo felici e contenti. Almeno sulla carta. Invece la vecchia società ha perso ogni speranza di riammissione, De Cesare ha vinto il bando di assegnazione scalzando le cordate Preziosi-Marinelli e D’Agostino-Cosmopol e gli eventi hanno imboccato il percorso che tutti conosciamo. Con tutte le ombre del caso. Ombre che meritano lo spazio di una riflessione e qualche quesito agli interessati.

IL MISTERO DEI QUATTRO MLN - Il modus procedendi in seno alla manifestazione di interesse del 10 Agosto vinta da De Cesare, desta più di una perplessità. Ciampi, nelle ore immediatamente successive all’assegnazione, dichiarò apertis verbis che l’elemento differenziale rispetto alle altre offerte fosse dato dalla promessa solenne, da parte di De Cesare, di investire tre milioni e ottocentomila euro nel campionato 2018/2019. Promessa suffragata dalla presa visione dei famosi 28 assegni circolari calati sulla “boffetta” di palazzo di città. Il primo cittadino "non poteva conoscere" pedissequamente la totalità delle voci di spesa di una società di calcio e tutte le barriere che rendono praticamente impossibile l’esborso di tale somma in un contesto dilettantistico. Tanto è vero che il calcio Avellino Ssd, a fine campionato, spenderà al massimo 700.000 euro lordi, all inclusive.

E’ bene ricordare che nel bando indetto dal comune, come sempre accade in questi casi, non vi era alcun riferimento all’eventuale somma da erogare per il torneo di D (somma che gli altri gruppi non avrebbero avuto difficoltà a garantire). Anche perché in tali frangenti il sindaco gode di totale discrezionalità e l’eventuale presentazione di assegni (in questo caso senza certezza riguardo l'identità del beneficiario), non rappresenterebbe e non rappresenta una reale garanzia di investimento del capitale. Lecito pensare, quindi, che la trovata dei quattro milioni sia stato solo un escamotage propagandistico ben congegnato o preordinato. Amen.

ANATRA ZOPPA E GIOCHI DI POTERE – Inutile girarci attorno: Il consiglio comunale è composto da una maggioranza che al primo turno aveva sostenuto un altro candidato sindaco (Pizza). Giocoforza Ciampi era ed è letteralmente soggiogato dai componenti di opposizione di centrodestra (ma non solo) e la sua sopravvivenza istituzionale era ed è legata a doppiofilo ai voti di un manipolo di consiglieri, un tempo (in campagna elettorale) acerrimi nemici. Domanda: il primo cittadino, al momento dell’assegnazione del titolo sportivo era libero di decidere o aveva le mani legate?

In caso di scelta difforme, la probabile ripicca di un consigliere (peraltro) legato sentimentalmente all’attuale società di De Cesare, avrebbe minato gli equilibri dell’assise? Ciampi sarebbe caduto se avesse puntato i piedi? Considerando i rapporti di parentela tra qualche consigliere e un pezzo grosso della Ssd Avellino è lecito pensare che l’attuale sindaco (storicamente alla canna del gas) avrebbe patito grossi problemi di tenuta se avesse preferito un’altra cordata. Ma resta un’ipotesi, peraltro fantasiosa.

PRESIDENTE A SUA INSAPUTA - Se un anno fa avessero detto a Claudio Mauriello che un giorno sarebbe stato presidente dell’Avellino sarebbe stato il primo a mettersi a ridere. Soprattutto con queste modalità: non ha elargito un solo Euro per la campagna acquisti, non ha un passato da giocatore o bandiera nella storia del calcio cittadino e non detiene quote (nemmeno di minoranza) del pacchetto societario. Vi chiederete, arrivati a questo punto, chi diavolo sia Claudio Mauriello. Bella domanda.

Mauriello è un avvocato penalista multitasking (ha curato anche i contratti della squadra), homo sacer di De Cesare, marito della consigliera comunale irpina Ines Fruncillo e tanto altro ancora (magari fosse anche difensore centrale della squadra, data la mole). Adesso tutto torna. Come mai il legale non si è presentato quale capo della cordata sin da subito? Perché Gianandrea ha deciso di fare un passo indietro poche settimane dopo l’assegnazione? Non siamo di fronte ad un conflitto di interessi se un sindaco sceglie il gruppo del coniuge della consigliera che lo tiene a galla? Che fine hanno fatto gli assegni circolari? Domande lecite meritevoli di considerazione e risposte esaurienti. In attesa di archiviare un campionato oltremodo mortificante per la gloriosa storia del Lupo…

 

di Maurizio de Ruggiero

 

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