02/12/2018 | 23:09

Lo avevamo detto, scritto e ribadito. Al di là di ogni timore reverenziale e con un pizzico di sana disillusone: l’Avellino, questo Avellino, difficilmente avrebbe potuto stravincere il campionato di Serie D. Lo dicono i risultati. Lo confermano le statistiche. Lo attestano i fatti. E non bisognava di certo aspettare la gara col Trastevere per capirlo. Anche perché, risultato a parte, la sfida con i capitolini è stata solo la ratifica di una sequela di “prodromi” susseguitisi partita dopo partita, fin dall’inizio del cammino.

Dalla sfida con l’Sff Atletico (4-1) passando per quella col Flaminia (3-0), fino alla "Waterloo" con il redivivo Trastevere (1-4), la truppa di mister Graziani ha dimostrato che quando il gioco si fa duro, i Lupi (quelli in campo) cominciano a… tremare. Sembra un ossimoro ma è proprio così. Difatti, con il passare delle giornate, sono venuti fuori tutti i limiti tecnici e strutturali del roster (tanto per usare un termine caro ad Alberani). Un roster costruito male, sfilacciato, demotivato, privo di mordente e senza lo straccio di un’idea di gioco.

Perché la compagine che doveva stracciare il campionato per blasone e disponibilità finanziaria si è ridotta a perdere 1-4 con il Trastevere e a steccare tutte le partite decisive? Forse perché la rosa è stata allestita in fretta e furia e ci si è dovuti accontentare degli scarti delle altre società. Forse perché Musa ha avuto poco tempo per operare ed un budget in portafoglio davvero limitato (altro che 4 milioni di euro). E forse perchè il tecnico (ormai in stato confusionale) non è stato capace, in quattro mesi, di plasmare un gruppo coeso e trasfondere un’identità alla squadra.

Al netto delle cause della disfatta è bene che la società, prima che sia troppo tardi, lavori con celerità a soluzioni pronto effetto. Perché con il tracollo del Partenio l’Avellino ha dimostrato di non avere la minima possibilità di vincere il girone, se non con una campagna acquisti degna del nome di De Cesare e della storia del Club (mò ci vò o fatto). Se il tecnico, a dispetto dei 5 cambi a disposizione, è costretto ad inserire Pisano (disastroso) e Nocerino (penoso) è perché le alternative non sono all’altezza dei titolari. Se dovessero infortunarsi Morero o De Vena, Graziani sarebbe costretto a schierare pedine (ad esser buoni) di mezza tacca. Una situazione inammissibile per un club ambizioso come la Ssd, da appianare solo con un mercato coi fiocchi.

Adesso, se la società nutre ancora propositi di promozione ha il dovere morale di provare a ricompattare l’ambiente ed approntare una campagna acquisti aggressiva ingaggiando calciatori di livello superiore, in grado di colmare il gap con la vetta (8 punti potenziali con uno scontro diretto a sfavore). Occorrono almeno un portiere, due attaccanti, un centrocampista e due terzini. Basteranno?

 

di Maurizio de Ruggiero

 

Foto: Alfredo Spagnuolo

 

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